Il graffio

libriEra una pessima giornata per Mario: la sveglia che non suonava , il capoufficio che lo rimprovera. Ma c’era ancora una disgrazia che Mario non aveva calcolato: lo sfregio che un autista aveva recato alla sua macchina. Il guidatore, imprudente, non aveva lasciato neanche un biglietto di scuse con il suo numero, come è di consuetudine fare tra persone civili.

Appena Mario vide lo sfreggio cadde nella più selvaggia cattiveria che un essere umano può riservare per un altro individuo della stessa specie: -Brutto stupido di un distratto, tra tante macchine, proprio la mia. Proprio la mia, che devo ancora finire di pagare, proprio la mia tra un centinaio di macchine. Io, poi, che mi arrabbio con te, mi dovrei arrabbiare con lo sciocco che ti ha dato la patente. Dico io, ma non vedi che è un inetto, perché mai dovresti dargli la patente? Anzi, mi arrabbio con  entrambi, per chi ti ha patentato, e con te. Che, dico io, un biglietto…,un post-it, un qualcosa per scusarti o per magari risarcirmi. Ma no, tu no, sei troppo occupato a demolire auto. Cinque secondi.  Ci avresti messo solo cinque secondi a scrivere -scusami idiota per averti distrutto la macchina, questo è il mio stupidissimo numero se vuoi chiamarmi- o una cosa del genere.

Nel frattempo che Mario chiacchierava tra sé e sé, era arrivato all’officina.

Una volta fatto vedere il graffio, il meccanico gli disse che ci sarebbero voluti almeno centotrenta euro. Mario sconnvolto lasciò la macchina e tornò a piedi a casa e ricominciò: -Centotrenta euro ! centotrenta cavolo di euro! Per un graffietto, non ci credo, per un’ammaccatura, quanto? Trecento euro, magari poi per una ruota mille euro, non ci credo.-

Il sole intanto era calato. Mario arrivò a casa, mangiò subito e si preparò per  la patita di calcetto con i suoi amici. Si presentò però in ritardo al campo, pagò la sua quota e giocò subito, lo misero in porta… Prese due pallonate allo stomaco e una in faccia. Una volta finita la partita tornò a casa a piedi. -Capisco che sono arrivato in ritardo ma mettermi in porta, quando in squadra c’è un portiere fisso, ma mi è andata anche bene almeno ho parato-.

Mentre Mario fantasticava sul suo futuro da calciatore scoppiò un temporale. Dovette correre sotto la pioggia con i tacchetti. Cinquanta metri prima della casa, inciampò e cadde in una pozzanghera

Sull’ uscio della porta  il nostro Mario più frustrato che mai esclamò:

-Che giornataccia!-

Andrea Terenzio

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