“IO SONO STATO QUI E NESSUNO RACCONTERÀ LA MIA STORIA.”

dal libro ​ “Le rose di Atacama” ​ di Luis Sepulveda

A 70 anni si è spento Luis Sepulveda, stroncato per via del Coronavirus. Lo scrittore era stato ricoverato il 25 febbraio a causa dei primi sintomi collegati alla tragica pandemia che ha colpito il mondo . Sepulveda, conosciuto da sempre come l’uomo che lotta e non si arrende mai, lo scrittore degli sconfitti, dopo un mese e mezzo di lotta non è riuscito a contrastare il COVID-19 e perde la vita lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di amici, parenti e lettori.
“UN VERO RIBELLE CONOSCE LA PAURA MA SA VINCERLA.”
Così scriveva il romanziere cileno più famoso al mondo per invitare i lettori a riflettere sulla vera natura del coraggio. Uomo dai grandi sogni che visse la sua vita proprio con quel grande coraggio che sosteneva nei suoi libri, nonostante i mille dolori e le tante difficoltà incontrate nel suo cammino personale, Sepulveda era convinto che la paura non fosse un nemico da sconfiggere, anzi, la considerava un alleato valido. Luis sosteneva che non importa se il respiro si fa corto e le mani tremano, perché non c’è atto di coraggio che non celi dietro di sé la paura di non farcela. Proprio con quella grande forza di chi lotta, il suo respiro si è fatto corto ed ha cessato di resistere.

UNA VITA PIENA DI COLPI DI SCENA​.

Storia di uno scrittore seducente e di successo che ha lottato fino alla fine dei suoi giorni.

Una vita movimentata e all’insegna dell’avventura è quella di Luis Sepulveda che nasce a Ovalle il 4 ottobre 1949, è stato uno scrittore, poeta, giornalista, sceneggiatore e regista, occupato anche nella vita politica del suo paese. Amava viaggiare e respirare l’odore del mare della Providencia, quel luogo per lui era casa, patria. Per Luis la patria era la propria lingua madre. A soli 15 anni Luis si iscrisse alla ​Gioventù comunista ​ e a scuola scriveva racconti e poesie per il giornalino di istituto; a 16 anni era affascinato dalle avventure australi narrate da Francisco Coloane e a 17 anni divenne redattore del quotidiano ​Clarìn ​ e poi in radio, viaggiò in America Latina e poi nel resto del mondo, visse ad Amburgo e a Parigi, poi in Spagna e nelle Asturie. Fu uno scrittore dalle diverse sfumature, scrisse poesie, radio romanzi e racconti. Il suo primo romanzo fu​”Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” ed a seguire, con grande successo, ​”Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” ​ . A soli 20 anni, nel 1969, ottenne il Premio Casa de Las Americas per il suo primo libro di racconti “​Crònicas de Pedro Nadie”, frequentò l’Università Lomonosov di Mosca, per aver vinto una borsa di studio per corsi di drammaturgia, dove fu presto espulso per atteggiamenti contrari alla morale proletaria, espulsione che si ripetette anche per la Gioventù comunista. Tornato in Cile conseguì il diploma di regista teatrale, diviene responsabile di una cooperativa agricola ed entra a far parte del partito socialista e della guardia personale di ​Salvator Allende ​ . Questi anni segnarono grandemente la sua vita, il giovane ribelle e anticonformista studiava e leggeva Marx, Sartre e Gramsci.
A seguito di un colpo di stato militare, nel 1973, venne arrestato e torturato, passò sei mesi in una cella piccolissima e dal tetto basso dove non era possibile stare sdraiati o in piedi, una volta scarcerato si dedicò al teatro e colse ispirazione dalle sue idee politiche. Proprio per questo arrivò ben presto il secondo arresto con una condanna all’ergastolo che poi fu commutata ad una pena di otto anni e mezzo. Nel 1977 gli fu concesso l’asilo politico in Svezia e di seguito scappò in Uruguay passando prima per il Paraguay e finendo per trasferirsi, in fine, in Ecuador dove riprese il teatro e prese parte a una spedizione dell’UNESCO, esperienza che gli permise di vivere momenti con gli ​indios. ​ Visse in Amazzonia per sette mesi ed è grazie a questa esperienza che nasce il capolavoro “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”.
Visse anche in Francia per molti anni e riuscì ad ottenere la cittadinanza francese, nel 1982 entrò in contatto con l’organizzazione ecologista ​Greenpeace e lavorò come membro di equipaggio in una delle loro navi. Tornò in Cile solo nel 1989. Sepulveda era attratto dall’​Italia e se ne diceva innamorato tanto che lo scorso ottobre festeggiò i suoi 70 anni a Milano grazie ad una festa organizzata dalla sua casa editrice italiana Guanda, per mezzo della quale aveva venduto oltre 8 milioni di copie. 

Sharon Addessi

La mia storia                                         

E questo cielo?

Guardo dall’alto come su un grattacelo

Quelli di Santiago

la città di cui andavo fiero.

E tutte queste stelle?

Le sento sotto pelle

Col passare del tempo

Passò il tempo sui miei passi

Mi colmai di cose dimenticate

Che pian piano mi dimenticarono.

Vi racconterò l’essenziale

Perché le biografie degli uomini coerenti sono brevi

Rimangono il ricordo di ciò che eri.

Il peggior castigo non è

Arrendersi senza lottare,

ma arrendersi

Senza aver potuto lottare

Si dice che un uomo

Debba scoprire qualcosa che giustifichi la sua vita

Cosa importa?

In questa terra mentiamo per essere felici.

Amaro e dolce

Pioggia e sole

Freddo e notte

Sono dentro di me

Non mi pesano più.

Ora posso volare.

Mi divertivo così tanto ad andare in giro

All ‘ improvviso si è spento il mio respiro.

Portami un Cuba Libre fratello!

Le tempeste sollevano le acque salate,

Il cavallo sente sotto gli zoccoli la libertà perduta,

Una donna impazzisce dal dolore,

Una lumaca cerca di capire perché è così lenta.

Nessuno riesce a legare un tuono,

Nessuno riesce ad appropriarsi dei cieli

Se non al momento dell’abbandono.

Con gli anni ho aspettato che la saggezza

Mi desse ciò che desiderava:

Oggi 16 aprile 2020

Ho la capacità di guidare la direzione dei miei ricordi

E di non cadere più nelle loro trappole.

“Quando una nazione installa una discarica

Sta saccheggiando il futuro”

Così diceva la legge dei gatti,

Il grosso rischio era la risposta degli uomini.

Volare mi faceva paura,

Sembrava un’impresa oscura

Non l’ho fatto con le ali

Ho imparato con le parole.

È importante non dimenticare

Che come tutte le cose

C’è inizio

E una fine,

Io sono stato qui e nessuno

Racconterà la mia storia

Ma dall’ alto ululo perché la voce del dolore

Non si dimentica mai.

Alessia Pecchia

IL POSTO DEL CUORE

Lo spagnolo è sempre stata una lingua affascinante, sensuale, un fascino che avvolge, così come fa altrettanto la personalità di uno scrittore, Luis Sepulveda, che ama questa sua lingua, identificandola sua patria.

Spirito avventuriero, capace di sensazioni travolgenti, che partono da un viaggio fisico e continuano con un viaggio mentale, innato desiderio di stringere un legame con la natura circostante verso la quale mostra in ogni occasione una gratitudine,  anche animo ferito, che non si capacita del perché la sua città natale, Santiago, sia diventata una ‘Grottesca imitazione di Miami’, come la definisce nel film documentario di Sylvie Deleule.                                                                                                        

 Passato dalla guerra fredda alle storie per bambini, mostra un tratto di somiglianza con l’inimitabile Nelson Mandela che, come lui, dal male che gli è stato procurato ne ha ricavato del bene per gli altri.

Dalle sue scritture il cantastorie cileno è come se volesse crescere una generazione, regalando storie ai bambini che li facciano sperare in un mondo in cui non dovranno preoccuparsi per la propria vita, ma viverla, viverla a pieno, consapevoli che la giustizia è dalla loro.  Tanti i luoghi in giro per il mondo lo hanno incuriosito e visto arrivare, ognuno nel suo dettaglio differente.  Ha lasciato tracce di sé persino nella giungla. Sicuramente è stato grato all’ Europa per il caldo calore che gli ha permesso di ricevere, ma esiste un amore eterno per Luis, il quale è certo lo richiamerà sempre alle sue radici, nonostante i conflitti, un amore incomparabile e per cui ha dovuto lottare con i denti e da cui è stato lontano per troppo tempo, il Sud.  Non aveva la pretesa di considerarlo sua patria, ma il modo in cui lo faceva sentire tornare lì, era qualcosa che non provava in nessun altro angolo di questa Terra. A volte, quando la bocca non riesce a parlare, sono gli occhi a farlo al suo posto e proprio questo accade quando lo scrittore parla del Cile, facendo traspirare il suo orgoglio latinoamericano.  

Diceva che nello scrivere una storia doveva assicurarsi di conoscere già il finale, per avere ben chiara la trama. In fondo lui desiderava che il finale della sua storia personale fosse ambientata nell’ amato Sud. Purtroppo la sua è rimasta una storia priva del lieto fine che probabilmente aveva in mente.

E’ stato un virus a mettere a tacere le peripezie della sua vita così ricca di spunti su cui riflettere, qualcosa di inaspettato, ma di certo non cancellerà la nostra memoria d’infanzia e rimarrà per sempre ‘colui che scrisse La gabbianella e il gatto’.

                                                                                                                      Federica Di Manno

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