La politica è la sola artefice della storia?…quando a discutere sono due studenti….

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È da precisare, prima di tutto, che il termine “storia”verrà qui utilizzato inteso come l’interpretazione di noi esseri umani, di ciò che è avvenuto nel passato e che ha influenzato, nel bene o nel male, in modo relativamente profondo l’evoluzione culturale della nostra specie.

Da ciò si può già dedurre che la “storia”, se si pensa  alle parole di Don Ferrante, è la nostra interpretazione di eventi relativi al passato, quindi implicanti il tempo, qualcosa di inarrestabile come lo è il tempo stesso, senza niente che abbia il compito di “condurla”. Con “politica” invece si può intendere una delle conseguenze più ramificate ed evolute di quella che è la lotta alla sopravvivenza a livello primitivo.

Immaginiamo ora un esempio: un individuo che, spinto dal proprio istinto di autoconservazione, decide di accaparrarsi una data porzione di territorio, ai fini della sua sopravvivenza; nuovi individui, spinti dal medesimo motivo, si avvicinano al territorio del primo individuo, cercano di unire le proprie forze per aumentare le proprie chances di sopravvivenza, ma il possessore del territorio, a maggior ragione, decide di accettare la loro proposta ma imponendo delle condizione, come per esempio che sia lui a gestire l’economia o i confini del terreno, si potrebbe dire una prima forma di “legislatura”; in seguito confluiscono altri individui, attratti forse dal benessere di quella zona, pertanto l’individuo “capo” decide di emanare nuove “leggi” o “regole” e, forse, anche di assegnare dei subordinati che si dividano i vari compiti di amministrazione. Ecco che così  è nato un’ entità territoriale governata da individui, una forma rudimentale di Stato, che si ordina e si modifica attraverso ordinamenti precisi emanati dagli individui capi, è così che nasce una prima forma di “politica”.

Si può notare come la politica possa essere come conseguenza della naturale megalomania dell’essere umano, che non si accontenta solo della sua sopravvivenza, ma cerca di più, ovvero di elevarsi (in questo caso a livello politico) sopra i suoi altri simili, come può essere accaduto all’individuo capo dell’esempio.

Tornando ai riferimenti di Don Ferrante, in base all’interpretazione data all’inizio del termine “storia”, è imprescindibile che l’affermazione “la storia è scritta dai vincitori/potenti” sia relativamente vera. La politica è la chiave d’accesso ad un livello di potere maggiore, la storia, come è stato detto all’inizio di questo testo, è quegli individui che, attraverso la politica, si elevano ad un livello più alto e che, grazie ai conseguenti poteri che acquisiscono, hanno maggiori possibilità di poter “provocare” o “innescare” eventi classificabili e registrabili nella storia.  Per esempio, avrebbe avuto più possibilità di “scrivere la storia” un umile artigiano romano oppure Odoacre, acclamato “re delle genti germaniche in Italia” ( e pertanto, di sicuro, ad un livello di potere più alto dell’artigiano)? A dimostrazione di sostenuto, sarà Odoacre a deporre Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano d’occidente, evento determinato da un’azione politica che è entrato a far parte della storia umana.

In conclusione, si può dire che l’elevarsi ad un livello di potere più alto, attraverso varie “chiavi di accesso”, come la politica,  è condizione necessaria e sufficiente  che guida gli eventi scatenati dalle proprie azioni e fa si che siano inscrivibili nel nostro “diario dell’umanità”, che è la storia.

Lorenzo Larocca

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